Arrabbiato e vendicativo non serve

Arrabbiati e vendicativi, ecco come le persone si presentano al cospetto dell’altro.

7/26/20253 min read

Arrabbiato e vendicativo non serve

Arrabbiati e vendicativi, ecco come le persone si presentano al cospetto dell’altro. L’ aspetto che latita dal primo momento è la lucidità. Manca, oppure è offuscata. Il coniuge, decisamente accecato da un vivo senso di vendetta non ragiona: vede solo l’annientamento di colui che è diventato “il nemico da abbattere”. Almeno in guerra esiste l’opzione di fare prigionieri ma qui no; qui vige l’ormai noto detto romano “Mors tua, vita mea” e la prigionia non è contemplata.

Va detto che diversa è la condizione psicologica tra chi lascia e chi è lasciato. In genere chi lascia ha già ampiamente metabolizzato il distacco emotivo e fisico e spesso ha già in essere un nuovo rapporto affettivo ed emotivo che lo distoglie completamente dagli effetti della scissione.

Chi è lasciato soffre, a meno che non si tratti di quella che io sono solito definire “una separazione programmata”, ma è rara. La sofferenza è la benzina del conflitto. Non per nulla avvalersi di amici che possano aiutare a razionalizzare il momento può essere importante, ma la figura che meglio può aiutare ad incanalare il dolore per esprimere una forza di reazione è la figura professionale per eccellenza che in questi casi riveste un’importanza, oserei dire, strategica: ovvero l’avvocato.

Nella scelta dell’avvocato ricade un percentuale altissima d’importanza per un aiuto fondamentale ed utile per non uscire devastati dal momento separativo; e questo vale tanto per chi lascia e sia per colui che viene lasciato perché anche chi decide di separarsi non può sottrarsi al momento del confronto serrato.

Quindi, decidere di lasciare non pone totalmente in una posizione di preminenza nella trattazione dell’evento. Siate consapevoli che insieme a lui dovrete scegliere gli obiettivi, dovrete scegliere come impostare la comunicazione, dovrete decidere come affrontare la gestione emotiva dei figli e, soprattutto, dovrete comprendere le dinamiche processuali per non trovarsi impreparati nel momento della decisione.

Siate consapevoli che una scelta errata del vostro accompagnatore privilegiato potrebbe portare ad un disastro annunciato. Dovrà essere il Vs compagno di viaggio per eccellenza, il vostro uomo di fiducia nel vero senso della parola e soprattutto, il vostro specchia magico a cui rivolgere tutti i vostri dubbi, perplessità ed angosce. Quindi sceglietelo con la stessa attenzione con la quale avete scelto il vostro vestito di matrimonio o gli arredi per la chiesa piuttosto che il menu per il pranzo: lui è importante e deve rispecchiare le aspettative che vi siete prefissi. Non è certo il tassista che vi deve portare alla stazione, ma colui che vi dovrà non solo accompagnare ma anche sostenere nei momenti difficili che verranno. Perché i momenti difficili ce ne saranno tanti e dovrete poter contare su una parola utile anche spesso.

Dovrà essere il pompiere che spenga il fuoco dell’ira e della vendetta e sappia “disarmare” quegli agiti che sono stereotipati dalla consuetudine e che nascono, purtroppo, quando si tende a fare un po' tutto da soli, modello “avvocato fai da te” (tanto per intenderci) rincorrendo nozioni e notizie sui social o dall’amico “grillo parlante”: aspetto di cui diremo in un altro nostro appuntamento insieme ai consigli da mettere per questa scelta così importante. Ecco allora che la vendetta non aiuta, la collera offusca quella visione che deve far comprendere che, soprattutto in presenza di figli, non può prescindere dalla loro serenità.

La bi-genitorialità e l’empatia per l’altro devono essere i veri obiettivi per non insabbiarsi nella palude del conflitto: se chi lascia deve rispettare il dolore chi si subisce, chi subisce deve comprendere che in quel momento i figli rappresentano il punto cardine del confronto ed il loro bene e che sterili battaglie dove essi vengano usati come alibi di un contesto fintamente morale non servono a nessuno, ma proprio a nessuno. Non si creda che un contesto conflittuale potrà mai un giorno riempire il vuoto di una frattura: una buona separazione sarà, invece, il miglior unguento che potrà accelerare la cicatrizzazione di una ferita inevitabile. Così come si cerca di rimarginarla nel nostro corpo, così dobbiamo comprendere che anche le ferite dell’anima seguono lo stesso corso anche se con maggior difficoltà. Spesso le persone si alimentano del conflitto: è come una droga che serve per anestetizzare il dolore. Combattere con l’altro rappresenta un modo per sentirsi vivi nella vana illusione di contare ancora qualcosa per lui o per lei inconsapevoli che quando finirà l’effetto tutto sarà dannatamente peggio di prima, perché una fine ci sarà per forza ed allora sarebbe decisamente meglio costruirsela questa fine e non subirla non potendo controllarne poi gli effetti emotivi.

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