I genitori dall’avvocato
Se è vero che ogni persona è diversa dall’altra quando un genitore, nel corso della mia carriera professionale, si è presentata ad uno dei miei studi ho potuto cogliere una certa ripetitività
7/26/20254 min read


I genitori dall’avvocato
Se è vero che ogni persona è diversa dall’altra quando un genitore, nel corso della mia carriera professionale, si è presentata ad uno dei miei studi ho potuto cogliere una certa ripetitività di stereotipi che ho, per così dire, ingabbiato in vere e proprie categorie che li accomuna per caratteristiche macroscopiche, una sorta di casellario caratteriale ed emotivo.
Quindi voglio iniziare a presentare quella che io definisco la “galleria dei genitori dall’avvocato”. Veniamo al primo, che oserei dire il più inquietante, ovvero il “genitore preparato”.
E’ uno dei più inquietanti. Questi è solitamente un uomo o una donna di giovane età che si nutre d’informazioni giuridiche principalmente da due fonti: Internet o da qualche amico già separato.
Naturalmente giunge in studio carico di una dotazione d’informazioni delle più disparate e, logicamente tutte a favore di un quadro personale nel egli assume la veste di vincitore.
In genere è complesso spiegare a questo tipo di cliente che il significato di vittoria è decisamente molto lontano dal vero risultato di una buona separazione o divorzio, ovvero il benessere dei propri figli.
Questo di fa forte di informazioni che gli sono arrivate a pioggia da notti insonnie al computer a cercare di individuare notizie o escamotage che possano sostenere un’ipotesi di battaglia verso l’altro genitore. Il genitore preparato ha una grossa autostima del proprio sapere che si confezionano nel tempo al fine di evitare quello che si può identificare come il grande incubo che lo attanaglia: finire nelle mani di un avvocato che voglia solo spillargli dei soldi. E’ quella che amo definire la cd. ansia da parcella.
A difesa di questo genitore va detto che spesso l’ansia è giustificata da un’Italia a macchia di leopardo, dove le prestazioni professionali vivono della presenza dei meridiani e dei paralleli, della notorietà del professionista sul territorio e dell’impossibilità di conoscere con doveroso anticipo il costo complessivo della prestazione in quanto non sempre è possibile tabellare in modo compiuto tutta l’attività svola o, meglio, spesso alcuni avvocati usano tale scusa per evitare di fare preventivi chiari.
E’ palese che in un simile scenario il professionista è tentato a stare a “stare nel tranquillo” e di conseguenza l’ansia cresce. Il genitore preparato crede di limitare il costo dell’avvocato ponendosi come cliente virtuoso del diritto in grado anche (ma sicuramente sbagliando) di affiancare lo stesso procuratore con consigli e strategie. Ma il genitore preparato è anche sicuramente un cliente problematico: sia per l’ansia che non aiuta l’avvocato, sia per l’obiettivo finale di cui è portatore, ovvero la famosa vittoria.
Inutile, almeno all’inizio cercare di convincerlo del contrario, significherebbe aumentare i suoi sospetti verso un professionista che inizierebbe ad essere visto con diffidenza per il semplice fatto di non pensarla come lui.
Purtroppo, si tratta di un’operazione lenta e faticosa nella quale il buon avvocato riesce a far comprendere (attraverso un giusto sapere) che le convinzioni frutto di indagini fiume su internet sono in realtà fallaci. Solitamente il bagaglio di sapere di queste persone non sono altro che un insieme di pseudo notizie, mal comprese e spesso filtrate da eventi di conoscenti in una sorta di copia ed incolla di vita.
Ritiene di saper gestire anche i rapporti con la moglie o con il marito nell’ambito della legalità, in modo da potersi muovere anche senza il proprio legale al di fuori dello studio; questo lo pone nella condizione di concepire i peggiori errori e, molto spesso il proprio avvocato deve spendere tempo prezioso a ricucire gli errori fatti lontano dalla propria scrivania. Il cliente preparato “sa”, e per il semplice fatto di “sapere” egli fa, spesso con esiti nefasti per tutta la vicenda che lo riguarda.
Questo cliente lo riesci a recuperare solamente facendogli comprendere che Internet è una bella cosa ma non tutto quanto vi è scritto è sposabile alla sua causa o che le fortune della schiera di amici di cui tu ha parlato sono materia da cui attingere anche s a lui poco importa se hai i capelli bianchi per il tempo che hai dedicato ai libri.
Lo conquisti solo con un approccio deciso ma non intimidatorio dimostrando un’empatia mediata convincendolo educatamente di cogliere nelle sue parole qualche spunto come apprezzato aiuto alla sua causa.
Il cliente preparato è a volte borioso, saccente e lo percepisci come un oggetto estraneo dentro lo studio. Le vedi spesso indugiare con lo sguardo sui testi di diritto che fanno capolino dalle vetrinette o dagli scaffali o lo vedi aggrottare le ciglia nel tentativo di leggere il diploma di laurea alle tue spalle o, ancora peggio, cercare di comprendere che senso abbia quella comunicazione che ti è arrivata dalla Corte di Cassazione. Quando gli spieghi che si tratta della conferenza della nomina ad Avvocato Cassazionista noti immediatamente un senso di sollievo e di ammirazione che subito dopo si trasforma in un senso di velata inquietudine: “Avvocato Cassazionista, oddio… ma quanto mi costerà allora …?”.
Laddove questa preoccupazione non assale il tuo interlocutore, allora scorgi in lui l’insana voglia di sottoporti a un vero fuoco di fila verificatorio nel quale la bramosia di comprendere quanto tu sia preparato assale l’incontro. Ed allora vieni sottoposto a tutte le citazioni raccolte sul web per non dire poi quando addirittura dalla sportina in plastica del vicino supermercato esce, come per magia un nutrito agglomerato di fogli portatori delle più recenti pronunce che Internet mette a disposizione. Un vero e proprio nuovo esame di abilitazione, ogni volta, a distanza di anni. Perché al cliente non importa che tu lavori da anni, sputi sangue e sudore ogni giorno in un campo del diritto colmo di ostacoli e con riconoscimenti personali ridotti all’osso.
Lui vuole sape se “hai le palle” per sostenere il suo caso, tutto il resto non importa.
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